Romani

LA PRIMA GUERRA PUNICA

Nell’anno 258 a.. C., durante la prima guerra punica, il console romano C. Sulpicio Patercolo condusse la sua flotta contro la Sardegna, ne devastò le coste e poi finse di dirigersi in Africa. In realtà restò al largo attendendo le navi cartaginesi che si trovavano nel porto di Sulki, sotto il comando di Annibale. I romani si aspettavano che la flotta di Annibale sarebbe partita da Sulki per difendere Cartagine credendola in pericolo. Così infatti accadde. Annibale, sorpreso dalla flotta di Sulpicio, apparsa improvvisamente in alto mare, fu sconfitto. I Cartaginesi scampati alla battaglia si rifugiarono entro le mura di Sulki, lasciando nel porto le navi al nemico. I soldati di Annibale, ritenendolo responsabile della sconfitta, gli si ribellarono, lo arrestarono e lo crocifissero. Alla fine della prima guerra punica, nel 241 a.C., la Sardegna fu lasciata al dominio di Cartagine. Ma, poco tempo dopo, i soldati mercenari dell’esercito cartaginese in Sardegna si ribellarono a Cartagine: furono cacciati dalla Sardegna e chiesero l’intervento dei Romani contro Cartagine. Questi intervennero e minacciarono Cartagine di riprendere la guerra se non avesse ceduto la Sardegna. Cartagine cedette e così la Sardegna, e quindi anche Sulci, passarono sotto il dominio romano (238 a.C.).

IL DOMINIO DI ROMA

Le città costiere della Sardegna, Sulci compresa, per proteggere i propri interessi commerciali, si sottomisero al dominio romano senza combattere. I popoli dell’interno, invece, per più di un secolo cercarono di opporsi ai Romani con guerriglie e rappresaglie. Anche sòtto il dominio romano il porto di Sulci continuò ad avere una grande importanza come punto d’imbarco per i minerali che si estraevano nell’entroterra e che erano oggetto di scambio con tutto il Mediterraneo. Durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo,Sulci si schierò con Pompeo e, quando le sue navi attraccarono al porto, le rifornirono di viveri. Ma quando Cesare, sconfitti i suoi nemici, venne in visita in Sardegna, fece pagare duramente alla città di Sulci questo gesto condannandola a versare allo stato di Roma l’ottava parte dei prodotti agricoli, infliggendole una fortissima multa e punendone i capi. Nel periodo imperiale, Sulci tornò ad essere una delle più importanti città della Sardegna e fu elevata a Municipium con l’iscrizione degli abitanti alla tribù Quirina (I secolo d.C.).

LA CITTA’ ROMANA

Durante la dominazione romana, in particolare in età imperiale, la città di Sulci ebbe una notevole espansione: si estendeva dalla zona della Marina fino alle regioni chiamate “Is Solus” e “Su Narboni”. La regione “Is Solus” conserva ancora i resti di una fontana e, nei pressi, furono trovate grandi strutture romane, una delle quali con il bel pavimento a mosaico del 11 sec. d.C., ora conservato presso il locale Antiquarium. In località “Su Narboni” furono ritrovate numerose statue. Nel giardino del Cronicario sono stati rinvenuti due ampi isolati di abitazioni risalenti al I sec. d.C.; più ad est si trova una vasta area pubblica nella quale si possono riconoscere delle “tabernae” e una piazza lastricata con degli spazi per la collocazione di statue (forse il Foro di Sulci) Risale, invece, all’età repubblicana il piccolo mausoleo visibile in via E. d’Arborea denominato “Sa Presonedda”. Si tratta di una struttura a piramide che riveste una camera funeraria stretta e allungata a cui si arriva con una stretta gradinata. Recentemente sono stati individuati i resti di un Anfiteatro alla base del pendio sud-orientale dell’Acropoli. Sull’Acropoli esistono, invece, i resti di una struttura che si suppone potesse essere un tempio circondato da colonne ai lati e di fronte. I Romani diedero a Sulci una rete stradale che la congiungeva con gli altri centri della Sardegna. Lungo la parte più stretta dell’istmo, nei periodi di bassa, marea, si può distinguere, semisommersa, ciò che rimane della strada romana che conduceva al ponte. Il ponte, ancora visibile, è stato ristrutturato diverse volte e conserva ormai di romano soltanto le fondazioni. Durante il periodo repubblicano venivano riutilizzate le tombe puniche per deporvi delle urne in pietra, terracotta o piombo contenenti le ceneri dei defunti. La Necropoli di età imperiale, si colloca esattamente sopra quella punica. In essa sono state ritrovate quattro tipi di tombe: alla cappuccina; a fossa semplice, scavata nella terra entro anfora; ad incinerazione. I corredi fimerari provengono in maggior parte dalle tombe a fossa e sono soprattutto costituiti da vasellame e lucerne di provenienza sia locale, sia nord-africana, a testimonianza dei commerci di Sulci con i centri del Nord-Africa.

IL PONTE ROMANO

Appartiene a questo periodo il ponte romano visibile all’ingresso dell’isola, che faceva parte dell’istmo costruito proprio dai romani di cui sono ancora visibili i resti lungo la strada attuale, per congiungere l’isola al resto della Sardegna. Il ponte attuale era il terzo di tre ponti di cui gli altri furono andati persi.
Anche la Fontana romana della Piazza Italia situata al centro di Sant’Antioco,vicino al corso, fu costruita in questo periodo. Oggi vediamo solo la parte ristrutturata agli inizi del secolo diciannovesimo, i resti antichi si trovano al di sotto del piano della piazza e quindi non sono direttamente visibili.

IL CRISTIANESIMO A SULCI

Sulci, città della intensa vita commerciale, era un punto di incontro di culti diversi, punici, romani, ebraici. Durante l’impero romano, anche a Sulcis si andò diffondendo il Cristianesimo. Portavano la nuova fede talvolta quei commercianti che univano coi loro traffici l’oriente all’occidente, talvolta i soldati romani già convertiti, talvolta i cristiani esiliati e condannati ai lavori forzati nelle miniere. E’ nel II secolo che si pone l’arrivo e la morte di Sant’Antioco a Sulci, nell’isola che poi da lui ha preso il nome. La tradizione lo descrive come un medico della Mauritania che, a causa della sua fede cristiana, fu arrestato; torturato e, infine, abbandonato su una barchetta senza remi che lo condusse a Sulci. Qui visse in una caverna pregando e convertendo. Le autorità romane di Cagliari intervennero per arrestarlo, ma la morte lo colse in preghiera prima dell’arresto, il 13 novembre 125. Nel 1615 furono ritrovate le spoglie del Santo ed una iscrizione a lui dedicata nelle catacombe che si trovano sotto la Chiesa che porta il suo nome. Le catacombe furono utilizzate dal IV al VII secolo. Erano state ricavate dalle preesistenti tombe puniche messe in comunicazione tra loro forando i sottili tramezzi che le separavano. Ricordiamo che in esse si trova ancora il sarcofago che custodiva le spoglie del Santo.

Rid. E adatt. Da “Il cammino dei sardi” di N. Sanna e da “S.Antioco” di C. Tronchetti.

FINE DELLA DOMINAZIONE ROMANA A SULCI VANDALI E BIZANTINI

Sulci, come ogni altra parte dell’impero romano, subì le invasioni barbariche. I Vandali, in particolare, riuscirono a conquistarla nel 456 mantenendo il loro dominio fino al 534. In questo periodo Sulci sopportò sicuramente la crisi economica dovuta alla interruzione dei traffici mercantili con Roma e l’Italia. Non risulta, invece, che si sia arrestato il progresso della fede cristiana; anzi, nel 484, Sulci ebbe un proprio vescovo di nome Vitale. Risale a questo periodo la costruzione del Santuario di S.Antioco. Nel ‘534 i Vandali furono sconfitti dai Bizantini e l’isola passò, quindi, sotto il dominio di Costantinopoli che sfruttò la popolazione sottomessa con forti tasse. Un notevole influsso Bizantino fu esercitato sulla cultura e sulla pratica religiosa.




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