Punici

I Punici (CARTAGINESI)

Cartagine, la più ricca e potente delle colonie puniche, decise di conquistare la Sardegna per assicurarsi il dominio dei traffici commerciali nel Mediterraneo occidentale. Verso il 540 a.C., Cartagine mandò in Sardegna un esercito guidato da Malco per però fu sconfitto dalle città fenicie dell’isola, alleate con i Sardi. Ma in seguito, verso il 510 a.C., Cartagine riuscì asottomettere Sulki che, insieme a Tharros, era la colonia fenicia più ricca e potente in Sardegna per le fertili pianure e i giacimenti minerazi di cui disponeva. Passarono oltre cento anni dalla conquista cartaginese prima che Sulki potesse tornare all’antico splendore.

LE ATTIVITA’ ECONOMICHE DURANTE LA DOMINAZIONE PUNICA

I punici sfruttarono attivamente l’agricoltura servendosi del lavoro dei nuragici e degli schiavi Fatti arrivare dall’Africa settentrionale. Si coltivavano soprattutto cereali, ma anche ulivi, viti, ortaggi. Si praticava l’allevamento di buoi, capre, pecore, asini e di cavalli di origine africana. Si intensificò lo sfruttamento delle risorse marine (sale, tonno, sardine, corallo) e minerarie (argento, piombo, rame e ferro). Fiorente era l’artigianato. Nelle botteghe artigiane si lavorava il piombo per farne statuine, vasetti, sigilli; il ferro per ricavarne armi e utensili vari; il bronzo per ottenere specchi, statuette, fibbie, chiodi, ornamenti; con l’argento si creavano gioielli 1e oggetti ornamentali Si lavoravano anche rosso e la ceramica e senz’altro anche il legno e il sughero. I commerci erano facilitati dall’uso della moneta.

LA CITTA’ PUNICA

E’ probabilmente nel IV secolo a.C. che venne edificata intorno alla città la cinta muraria di cui esistono i resti alla base di “Su Forti”, a nord del museo e in alcuni tratti del lungomare. In alcuni punti della cinta muraria si innalzavano le torri. I leoni in pietra, ora custoditi nel museo cittadino, stavano forse a guardia di una porta che si apriva nella cinta muraria. A testimonianza del periodo punico resta una vasta Necropoli: essa occupa praticamente tutto il colle sul quale sorgono la Chiesa Parrocchiale e “Su Forti”. Le tombe erano quasi tutte sotterranee, costituite da una o più camere e vi si arrivava scendendo una gradinata scavata nella roccia (dromos). Il defunto veniva deposto o su sarcofagi ricavati dallo scavo nella roccia, o su una base di legno, o dentro una bara di legno. Nelle nicchie scavate nella roccia e accanto al defunto veniva deposto il corredo funerario costituito da oggetti di uso quotidiano (ciotole, vasi, brocche, lucerne), ornamenti e amuleti. Anche i Punici utilizzarono il Tophet per deporvi le ceneri dei bimbi morti e, inoltre, accompagnavano le urne cinerarie con delle stele che molto spesso raffiguravano personaggi che reggevano il segno di Tanit (Astarte).

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