Forte su pisu

Forte Su Pisu

Il forte Su Pisu è collocato nel punto più alto del paese di Sant’Antioco, con vista sulla laguna a est e sulla campagna con vigneti a Ovest. Sorge al di sopra di un antico edificio sacro Fenicio, vicino alla Basilica e al villlaggio ipogeo. Fu edificato come forte di difesa ma ebbe vita breve, venne infatti utilizzato una sola volta, durante l’ultima incursione barbaresca avvenuta il 1815, quando ancora mancava il ponte levatoio che avrebbe dovuto chiuderne l’entrata. Si decise di costruirlo in seguito a un saccheggio avvenuto nel 1812 dell’allora forte principale, che era collocato vicino al ponte romano, all’entrata del paese, troppo lontano dal centro abitato.


L’incursione contro il forte Su Pisu, avvenne il 16 Ottobre del 1816, quando un migliaio di pirati sbarcò alle 7 del mattino nella spiaggia Is pruinis, attaccando in seguito con fuoco di copertura verso il Forte del ponte che rispose con la propria artiglieria. Successivamente si diressero verso il paese passando dall’attuale Via Matteotti, arrivando fin sotto il Fortino, dentro il quale vi era la guarnigione e parte della popolaione; altri fuggirono nelle campagne. Dopo una giornata di resistenza della guarnigione, il fortino fu espugnato e invaso dai pirati, che trovarono una forte resistenza da parte dei difensori che combatterono con storico eroismo. Molti di questi uomini caddero in combattimento e altri 133 furono deportati in Tunisia, furono saccheggiate molte case, la Basilica con la distruzione di numerosi arredi interni, e il forte stesso, che fu restaurato successivamente. La salma dell’ufficiale Melis-Alagna, che guidava la guarnigione, in un primo tempo sepolta nel cimitero, fu traslata sotto l’altare maggiore della Basilica per ordine del Vescovo mons. Niccolò Navoni. Dopo questo ennesimo atto di pirateria le potenze europee decisero di intervenire e nel 1816 l’ammiraglio inglese lord Exmouth e l’olandese Van Capellen sferrarono un massiccio bombardamento sulla città di Algeri. Successivamente i francesi conquistarono la città nel’Agosto del 1830, decretando la fine degli stati barbareschi. Un mese dopo anche il Bey di Tunisi sottoscrisse il trattato che poneva fine al diritto di autorizzare o esercitare l’attività corsara. Da qui in poi il forte venne abbandonato e cadde in rovina. Nel 1933, visto lo stato precario dell’edificio, il commissario prefettizio ne ordinò il restauro. Un’indagine condotta dalla soprintendenza archeologica nel sottosuolo di una parte della piazza d’armi, per una profondità di circa 5,50 m, ha evidenziato un primo livello risalente al periodo nuragico e tracce dei diversi periodi dal fenicio-punico fino a quello spagnolo. Gli ultimi lavori di restauro risalgono al 1999.


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