Basilica Sant’Antioco Martire

Basilica Sant’Antioco Martire

L’edificio è piuttosto complesso, sviluppato attorno a un nucleo centrale costituito dal primitivo martyrion risalente a non prima del IV secolo, dove si conservarono le spoglie del santo patrono del sulcis Antioco. La chiesa venne restaurata da un vescovo detto Pietro nel VI secolo in seguito a un crollo della cupola. Dopo il VI e fino al XII secolo non si hanno più notizie storiche in merito al luogo per mancanza di documenti, si possiede qualche notizia per via di festeggiamenti sulla liberazione dalle scorrerie vandaliche avvenuti a Cagliari e a Porto Torres, dove furono mandati due magnati da Sulci, Guantino e Truisco. Altre notizie si hanno da un certo Bellieni che descrive epici scontri avvenuti nel 941-42 tra arabi e la marina sarda lungo le coste di Sant’Antioco e di San Pietro.


Le prime notize dopo questo periodo di buio storico, risalgono al 1089 quando la cattedrale di Sant’Antioco fu affidata ai monaci Vittorini dal papa Urbano II. L’edificio doveva essere allora danneggiato a causa dell’abbandono durato sei secoli, ma non lo si sa con certezza. Certo è che nel 1102 la chiesa fu riconsacrata come attestato in una pergamena ritrovata sotto la pietra sacra dell’altare maggiore. I monaci dovettero presumibilmente prendere in consegna una chiesa che doveva avere un impianto a croce allungata con abside centrale e in cui erano probabilmente crollate parte della volta del transetto sinistro, di quella del presbiterio nonchè la parte sommitale della cupola. Ricostruite le parti crollate con le stesse pietre originali, vennero aggiunti l’ambiente absidato a sinistra del presbiterio e il basso ambiente voltato a sinistra della navata centrale. Oggi la basilica è inglobata dall’edificio ex municipale a nord e a est, dalla casa parrocchiale a est e a sud e a ovest resta la facciata ottocentesca che si affaccia sulla Piazza di chiesa. L’impianto attuale deriva dai lavori di restauro dei monaci Vittorini e dall’ampliamento settecentesco. La facciata principale, il tratto di navata e gli ambienti minori relativi al primo fornice sono aggiunte risalenti al XVIII sec., come dimostra la tessitura muraria diversa e disordinata rispetto al resto della basilica.

Le Catacombe

Uniche in Sardegna

Furono utilizzate dal IV al VII sec. dopo Cristo, costruite al di sotto dell’attuale basilica Sant’Antioco Martire, da cui si dipartono seguendo cunicoli che furono ricavati unedo le tombe ipogeiche puniche della zona. Le catacombe consistono quindi di strutture preesistenti riadattate, diversamete da ciò che normalmente avviene per questo tipo di luoghi. Sono le uniche in Sardegna. Per quanto riguarda la loro conformazione si è favoleggiato parecchio nella cultura popolare riguardo la loro sterminatezza, alcune leggende vogliono che una bambina vi si perse nel loro interno tornando alla luce con un ramoscello di arancio col quale si era cibata, altre addirittura vaneggiano sul fatto che portassero in Africa; la verità è che erano conformate in maniera abbastanza complessa tanto da far perdere l’orintamento per la loro forma labirintica. Gli ipogei erano infatti formati da diverse camere orientate tutte in direzioni diverse, guardando la pianta si può quindi capire come sono effettivamente. Constano di un ingresso di forma absidata (diametro 9,5m) con volta sorretta da 6 colonne, raggiungibile appunto dalla chiesa che porta a camere successive. Al centro dell’ingresso c’è il sarcofago che conteneva le spoglie di Sant’Antioco, ritrovate nel 1615. Sempre nell’ingresso c’è un altare ai due lati del quale vi sono due aperture che portano alle catacombe, l’apertura di sinistra fu occlusa già in antichità per motivi imprecisati. Dall’apertura di destra si accede alla cella retrosanctos, dove venivano sepolte le eminenze e personalità importanti, qui è presente un alta concentrazione di sepolture di diverse tipologie. Sulla sinistra si trovano ancora i resti delle decorazoni del IV secolo, procedendo dalla parte sinistra si accede a due ambienti successivi uno dei quali suddiviso da un tramezzo che separava le camere della tomba punica.


Tornando nella prima di queste due stanze, passiamo per un corridoio-stanza che si ricollega anche con la prima stanza incontrata dopo l’ingresso. Anche questo corridoio contiene resti di decorazioni pittoriche e una scritta E VIBAS interpretata com IN PACE VIBAS (“che tu viva in pace“). Da questo ambiente si passa da altri due successivi l’ultimo dei quali è il luogo in cui per tradizione Antioco si recò a pregare aspettando i soldati romani, questo luogo ha un tipo sepolcrale a baldacchino con pilastri che sorreggono la volta,datata fra il V e il VI sec. d.C. di tipologia diversa dalle altre, ragione chè portò alla denominazione popolare. Al di sotto della chiesa c’è un altro nucleo catacombale, raggiungibile da un piccola gradinata posta vicino alla destra dell’ingresso della chiesa, si tratta di una piccola catacomba, costituita da due ipogei punici, con sarcofagi a cassone in tufo denominata di Santa Rosa, altra santa che si credeva martorizzata in Sardegna. Sotto gli edifici di piazza parrocchia, è stata individuata un’altra unità catacombale, mentre all’inizio del secolo ne furono individuate altre due di origine ebraica (del IV sec.), alcuni resti delle quali sono oggi conservati nel museo, come la rappresentazione di un candelabro ebraico e iscrizioni ebraiche e latino antiche.

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